Biografia
GIANFRANCO BETTIN
Marghera, Venezia, 1955) scrittore e saggista italiano. Ha insegnato e lavorato a lungo nel campo della ricerca sociale. Collabora a diversi quotidiani e riviste, tra cui il manifesto, i giornali locali del gruppo Repubblica-Espresso, il mensile Lo Straniero, Micromega.
Ha esordito nel 1989 con Qualcosa che brucia, romanzo autobiografico ambientato nel degrado di Marghera. Si è specializzato nel romanzo-reportage (Eredi: da Pietro Maso a Erika e Omar, 1992; Sarajevo Maybe, 1994; Petrolkimiko, 1998; La strage. Piazza Fontana, verità e memoria, 1999, con M. Dianese) in cui l’attualità diventa materia della narrazione. In Nemmeno il destino (Feltrinelli 1997), Nebulosa del Boomerang (Feltrinelli 2004) e Le avventure di Numero Primo (Einaudi 2017), pur non rinunciando alla sua vena «civile», si è allontanato dalla cronaca per tornare all’invenzione di trame e personaggi. Nel 2019 è uscito Cracking (Mondadori).
All’attività di scrittore è andato affiancando negli anni quella politica, sempre più consistente: dagli interventi giornalistici su temi politico- sociali e ambientali, sui quali ha pubblicato anche numerosi saggi come Il clima è fuori dai gangheri (Nottetempo 2004), all’attività nella Federazione dei Verdi.
MAURIZIO DIANESE
È nato a San Donà di Piave, ma la famiglia si è trasferita nei primi anni sessanta a Mestre. Qui ha frequentato il liceo classico Franchetti e si è successivamente laureato in lettere e filosofia presso l‘Università Ca’ Foscari di Venezia. Dopo un'iniziale collaborazione con Il Secolo XIX di Genova e L’Ora di Palermo, ha contribuito nei primi anni ottanta alla creazione dei servizi giornalistici di Radio7 e dell'allora nascente Televenezia e in seguito di Antennatre.
A metà degli anni '80 è stato assunto al Mattino di Padova e poi alla Nuova Venezia prima di entrare a far parte dell'organico del Gazzettino di Venezia dove tuttora lavora, occupandosi di numerose inchieste sulla realtà locale. Maurizio Dianese ha inaugurato e sviluppato una modalità di indagine sui fatti malavitosi del Nordest che mette insieme il punto di vista degli investigatori con le interpretazioni e le spiegazioni dei diretti interessati e cioè dei banditi, per offrire ai lettori una conoscenza in presa diretta e il più possibile aderente alla realtà del fenomeno banditesco nel Nordest. Famose le numerose interviste a Felice Maniero e a Silvano Maritan, due boss della malavita organizzata locale e rimane scolpita nella storia recente il racconto della figura di Vincenzo Pipino, il re dei ladri veneziani. Rispettato da criminali e carabinieri, da poliziotti e magistrati, Dianese è oggi il più autorevole esperto di fatti di malavita nel Nordest. Molte sue inchieste sono sistematicamente saccheggiate da tanti "esperti" improvvisati che si limitano a ricopiare i suoi scritti. Dianese è l'unico giornalista, infatti, che ha analizzato e seguito la nascita e lo sviluppo di quella che avrebbe acquisito grande notorietà come la “Mala del Brenta"[2], divenendo profondo conoscitore delle modalità di penetrazione nel tessuto sociale della criminalità organizzata autoctona e di quella importata tramite i cosiddetti “soggiornanti obbligati”, condannati per camorra e mafia con obbligo di residenza nelle città del Nord Italia. Su questa materia ha collaborato con le principali rete televisive nazionali (RAI, La7,Sky) a inchieste, reportage e da ultimo, nel 2012, ad un film-documentario sulla vita di Felice Maniero e sull'ascesa e caduta della Mala del Brenta. Sulla banda di Felice Maniero ha scritto Il bandito Felice Maniero e Malatempora. Nei decenni di attività giornalistica si è occupato, attraverso un cospicuo lavoro di indagine, di altre vicende che, pur situate a livello locale, hanno avuto risonanza nazionale. In particolare vanno menzionate:
• la formazione nel Nordest alla fine degli anni '60 di quei nuclei neofascisti, manodopera della "strategia della tensione”, che effettuarono attentati in tutto il territorio nazionale e a cui si sono imputate in particolare le stragi di piazza Fontana a Milano e di piazza della Loggia a Brescia. Le ricerche e le indagini sui neofascisti veneziani sono confluite nel libro La strage. Piazza Fontana, verità e memoria, pubblicato con Gianfranco Bettin da Feltrinelli.
• il primo grande processo all'industria italiana e multinazionale, che ad esse attribuì, con una storica sentenza nel 2001, la responsabilità diretta delle morti e delle malattie di centinaia di lavoratori in quello che è stato il più grande polo chimico nazionale, il Petrolchimico di Marghera. Anche questo attento lavoro di ricerca è confluito in un libro Petrolkiller, edito da Feltrinelli e scritto ancora con Gianfranco Bettin.
GUIDO LORENZON
Già professore di ruolo nella scuola media superiore, giornalista, fondatore di Assomedia Comunicazione, è libero professionista nell’informazione e nella comunicazione d’impresa, socio del gruppo uffici Stampa (guS) del Veneto di cui è presidente dal 2008. Scrive su "Milano Finanza" (Class editore) e vi racconta le storie delle imprese del nordest, i loro sforzi e successi, gli investimenti, i prodotti e i mercati. È autore di I nuovi re dell’industria – Inlocalizzare nella Marca. Uomini e Imprese (giano editore, 2006), Piazza Fontana. La pista di Treviso (giano editore, 2005), Il salto. Industria e sviluppo in provincia di Rovigo (Ciscra, 2002), A domanda risponde (Altri segni, 1981), Teste a carico (Mondadori, 1976).
TRAMA DEL LIBRO
A cinquant'anni dalla strage di Piazza Fontana, nessun colpevole di quell'orrendo crimine, vero cuore di tenebra della nostra storia, è stato individuato dalla giustizia italiana. Eppure oggi molti misteri sono stati risolti. E raccontare dove nasce il mostro è possibile. Venezia, fine anni sessanta. Tutti i misteri irrisolti del capitolo più buio e violento della storia italiana vengono da qui... Gianfranco Bettin e Maurizio Dianese nel 1999 avevano pubblicato «La strage», un libro che per la prima volta portava l'origine di questa trama labirintica nel Veneto profondo. Un libro scomodo, che costò loro anche una querela per diffamazione. Da allora Bettin e Dianese non si sono mai fermati. E oggi ritornano a parlare della strage impunita, lunga ormai cinquant'anni. Pur consapevoli del "contesto", vanno ancora una volta a Mestre, a Paese, a Spinea, ad Arzignano e attraversano la nebbia della provincia di Padova, di Vicenza e di Treviso. Perché è qui che bisogna tornare per cercare le ragioni della morte di diciassette persone alla Banca nazionale dell'Agricoltura di Milano il 12 dicembre 1969 e di otto persone a Brescia in piazza della Loggia il 28 maggio 1974 e delle vittime di altre stragi ancora... Questo libro racconta come si genera il mostro di una strage rimasta senza colpevoli, che continua a tormentare la memoria italiana.