Biografia
Umberto Matino è nato a Schio e vive a Padova.
I suoi libri raccontano, nella forma letteraria del giallo e del noir, la storia del Veneto osservata da un punto di vista inconsueto e suggestivo, ponendo cioè al centro della narrazione il territorio dell’alto vicentino e la sua popolazione di antica origine alemanna, i cosiddetti Cimbri.
Nel 2007 ha esordito con “La Valle dell’Orco”, edito anche in Germania nel 2014. Nel 2011 ha pubblicato “L’ultima Anguàna” (Premio GialloLimone-Piemonte e Finalista al Premio Cortina), e con il terzo romanzo, “Tutto è notte nera”, del 2015, ha completato quella che è stata definita la “trilogia cimbra”. Nel 2018 ha pubblicato “I Rossi”, un giallo che ha come riferimento storico, l’epopea dell’imprenditore vicentino Alessandro Rossi, il più importante industriale laniero dell’Italia dell’800.
Con il nuovo romanzo “Giallo Palladio” (2022) continua il racconto dei caratteri più significativi della società veneta, rivolgendo questa volta l’attenzione all’opera di Andrea Palladio, il grande architetto rinascimentale. Accanto ai romanzi, Matino ha pubblicato anche, nel 2016, la “Storia degli Uscocchi”, libera trascrizione di un testo del XVII secolo che narra la lotta fra Venezia e gli Uscocchi, i feroci pirati dell’Adriatico; e nel 2019 “Cimbri, vicende, cultura, folclore”, una raccolta di brevi saggi divulgativi che raccontano la storia dei boscaioli tedeschi insediatisi, nel medioevo, a cavallo del confine tra il Veneto e il Trentino. Tutte le sue opere sono edite da Edizioni Biblioteca dell’Immagine.
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TRAMA DEL LIBRO
Questo potrebbe essere definito il romanzo delle prospettive. Lo si intuisce sin dall’epigrafe che, citando Il Principe di Machiavelli, suggerisce al cartografo di collocarsi in pianura quando osserva la natura dei monti, e viceversa in luoghi più alti quando studia le pianure.
Ce lo si riconferma più volte, nel corso della narrazione, non solo perché ambientata nei luoghi dove visse ed operò un principe della prospettiva, quale l’architetto Andrea Palladio, ma soprattutto perché celebra con maestria uno dei caposaldi della scrittura, anche di quella gialla: il punto di vista.
La vicenda parte da un duplice omicidio che all’apparenza sembra opera di una stessa mano, o comunque frutto di un medesimo movente. Muoiono un piacente e screanzato architetto con mansioni anche pubbliche ed una fotografa allegrotta, sposata ma gaudente, e pare che tra costoro, legati da viluppi professionali, intercorrano anche avviluppi di tipo personale.
Riccardo Molinari e Nicoletta Segafredo, prima di diventar cadaveri, incontrano una guida turistica – Giulia Sigismondi – laureata con tesi su un soggetto che ai due interessa in modo particolare: i disegni teatrali del Palladio, scomparsi dalla scena artistica italiana e probabilmente trafugati all’estero.